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  • Fiorella Vair:  Analisi logica della fotografia  come elogio della creatività
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Fiorella Vair: Analisi logica della fotografia come elogio della creatività

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“Spesso, mi trovo davanti a un foglio e dico: “Che mi invento?”.  A volte sono sotto consegna, a volte devo finire una serie, ma sono bloccata!

Per sciogliere il nodo, spesso e volentieri, utilizzo l’analisi logica perché  è l’unico modo per sgrovigliare la matassa. Mi metto davanti a un foglio e inizio a scrivere, come durante l’analisi logica.”  

In queste parole è racchiuso lo spirito che anima, l’anima fotografica di Fiorella Vair che è stata nuovamente dopo un paio di anni l’ospite esterna di mercoledì sera e con cui abbiamo inaugurato sia la nostra nuova  splendida sede (di  Via Fontanesi 14 a Torino) sia il ritrovarsi  finalmente nuovamente in presenza.

Fiorella Vair ci ha subito inondati con la sua  simpatica irruenza e fiumi di parole ( come cantavano gli indimenticati Jalisse nel San Remo del 1997) con cui ci ha presentato i suoi nuovi lavori, partendo da dove e come ha inizio il percorso che porta alla realizzazione dell’immagine finale. 

Durante la serata, Fiorella ha più volte ribadito che una buona fotografia nasce sempre da una idea che lei concretizza attraverso tre fasi: in primo luogo, dopo aver scomposto la parola che caratterizza il nucleo di quello che vorrebbe dire, inizia a disegnare  la scena da raffigurare e poi cerca di capire se è attinente al suo pensiero; successivamente, passa a contestualizzare il soggetto usando la formula molto in uso nel giornalismo:

 chi, come, dove, quando,  perché, a cui aggiunge oggetto e colore.

L’ultimo passo per la realizzazione dell’immagine, che Fiorella  reputa una fotografa parziale,  è la post-produzione, a cui va dato un valore ben preciso, cioè il mezzo per  rendere la fotografia quell’espressione del pensiero.

Sulla sequenza delle fasi per arrivare alla foto finale Fiorella  ha una maniaca rigorosità, nel senso militare del termine, e non esistono scorciatoie! In una delle slide presentate mercoledì ha riportato uno schema che la caratterizza: Buona Foto——>Buono Scatto—— >Buona Post e non esiste  il contrario.

Un’altra  caratteristica delle fotografie di Fiorella è il formato: infatti, usa il quadrato, formato poco usato nella fotografia corrente.

Lei, al contrario, lo ama, in quanto riesce a rompere gli schemi classici dell’immagine dalla regola dei terzi alla regola aurea, così il soggetto viene collocato al centro, per aumentarne l’impatto emotivo,  e ne esce con tutta la sua forza narrante. In ultimo, il formato quadrato rientra nel linguaggio pittorico con cui lei post-produce le sue immagini, molto più vicine a un dipinto che ad una fotografia vera e propria. 

Dalla serata è emersa una Fiorella Vair molto intimista, le sue immagini  che sono tutti autoscatti, raccontano degli stati d’animo profondi che si nutrono di spaccati di vita ed emergono con prepotenza, quasi come se fossero loro a dettare una regia di cui Fiorella ne è solo l’esecutrice.

Per avere un quadro più  approfondito su quello che è  il mondo di Fiorella Vair, come personaggio e i percorsi professionali, i premi e riconoscimenti anche a livello europeo e un esamina delle sue immagini, vi invito a scaricare, se non lo avete già fatto, il terzo numero di MoleArt dove c’è un bellissimo articolo a firma di Riccardo Rebora.

Voglio terminare ricordando che, chi fosse interessato a  realizzare scatti del genere onirico, il Gruppo FotograficoLa Mole organizza un workshop tenuto da Fiorella Vair che guiderà i partecipanti dall’idea alla post-produzione, fino ad ottenere fotografie di sicuro impatto emotivo.    

 (Testo di Antonio Di Napoli foto Fiorella Vair)