• +39.324.5464117
  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • Paolo Pellegrin in mostra alla Reggia
  • Paolo Pellegrin in mostra alla Reggia
  • Paolo Pellegrin in mostra alla Reggia
  • Paolo Pellegrin in mostra alla Reggia
  • Paolo Pellegrin in mostra alla Reggia
  • Paolo Pellegrin in mostra alla Reggia
  • Paolo Pellegrin in mostra alla Reggia
  • Paolo Pellegrin in mostra alla Reggia

Paolo Pellegrin in mostra alla Reggia

Paolo Pellegrin in mostra alla Reggia di Venaria fino al 20 giugno

titolo mostra: “Un’antologia”

autore: Paolo Pellegrin

curatori: Germano Celant e Annamaria D’Angelo

location: Reggia di Venaria – Venaria - Torino

durata: dal 1 ottobre 2020 al 20 giugno 2021 ….

Paolo Pellegrin, fotografo della storica agenzia Magnum, è una persona riservata che ama soprattutto parlare attraverso le sue foto, e che mira sempre a creare un rapporto empatico tra il suoi lavori e l’osservatore. Volutamente in tutta la mostra non ci sono didascalie alle immagini, Celant, il curatore, vuole che le foto siano “aperte”, lasciate alla libera interpretazione di chi le osserva. La mostra è una testimonianza della bellezza che l’autore cerca anche nelle situazioni più drammatiche, mirando sempre a valorizzare i soggetti delle sue foto anche quando sono disperati sconosciuti.

La mostra è un alternarsi di zone scure e chiare, di luci ed ombre. Nelle zone scure i muri sono tinteggiati di nero ed evocano la guerra, le battaglie e il dramma. Nelle zone più chiare invece i muri sono di colori più tenui e le foto rappresentate affrontano temi più leggeri legati spesso alla natura.

La mostra è frutto del lavoro fatto sull’archivio di Pellegrin svolto dall'autore stesso insieme ad Annalisa D’Angelo e raccoglie un campione significativo di foto del fotografo romano che permettono di conoscerlo in modo approfondito attraverso le sue immagini fortemente contrastate con i neri che dominano sui bianchi. La sua fotografia, densa di contenuti, è spesso raccontata attraverso i riflessi di un vetro di un auto o di una finestra. Le foto di Pellegrin sono ricche di svariati significati ed interpretazioni, specialmente nella fase iniziale della sua carriera, poi successivamente si fa più essenziale fino ad arrivare alle ultime foto in cui l’autore lavora per sottrazione con pochissimi elementi.

La fotografia di Pellegrin è “umanistica” in quanto l’elemento umano, con le sue angosce, drammi e tragedie è sempre al centro della scena. La volontà di documentare è invece il secondo grande fine della fotografia di Pellegrin sia che si tratti delle guerre che degli incendi in Australia.

La mostra consiste in 200 immagini e 4 video ed è stata prima presentata al MAXXI di Roma, poi al Deichtorhallen di Amburgo e quindi alla Reggia di Venaria.

Nelle prime sale si viene coinvolti nella battaglia di Mosul cruenta e sanguinosa mentre successivamente colpiscono i graffiti realizzati tramite scatti fatti ai traccianti della contraerea. Bellissimo il portfolio esposto in una piccola saletta che racconta, in modo discreto, con colori pastello, le sofferenze di donne vittime di violenza da parte di Boko Haram

Successivamente ci si rilassa un momento osservando le foto di montagna scattate in valle D’Aosta ricche di grafismi. Si piomba quindi nuovamente nella tragedia e nella violenza degli Stati Uniti in una sala in cui sono raccolte molte foto iconiche di Pellegrin.

In sala 6 colpiscono i ritratti della famiglia rom bosniaca Sevia che Pellegrin ha seguito per lunghi periodi condividendo momenti della loro vita. Da non perdere il filmato in sala 13 che racconta le tensioni tra la frontiera messicana e degli Stati Uniti, montaggio bellissimo e coinvolgente.

Nelle sale successive Pellegrin racconta il suo periodo del Lockdown trascorso in campagna in svizzera, foto più serene ma in cui il suo DNA di reporter di guerra traspare sempre.

Nella parte conclusiva della mostra il “muro”, una performance “site specific” che l’autore ha realizzato per cercare di riportare all’interno della mostra quello che è il suo studio, con stampe, provini, appunti appesi alla parete. Con questo Pellegrin vuole raccontarci quanto sia legato alla fisicità delle foto proveniendo dal mondo della fotografia analogica e della camera oscura.

Una mostra molto bella che consiglio di vedere almeno un paio di volte, la prima senza essere troppo analitici e lasciandosi trasportare solo dalle emozioni e la seconda più attenti ai contenuti e alle storie raccontate

Buona Visita!

Leggete anche la recensione più dettagliata della mostra contenuta nel primo numero della rivista MOLE Art (scaricabile gratuitamente da www.moleart.it)

(testo di carlo Mogavero)