Mi ha fatto piacere notare che la sala del circolo mercoledì era piacevolmente affollata dai soci ed ex soci, intervenuti per seguire Max D’Urso che, nell’ambito delle serate dedicate ai soci, ha presentato un suo progetto fotografico dal titolo “Fotografie a km zero, o quasi”.
Prima di descrivere la serata, una breve presentazione di Max che, per i pochi che non lo conoscono, è socio e membro del direttivo del GF La Mole da alcuni anni.
Ci sono due passioni che albergano in lui: la fotografia come hobby e il legno come professione.
L’unione tra fotografia e rigore nella lavorazione del legno, delineano lo stile fotografico di Max che da autodidatta inizia ad appassionarsi alla fotografia da ragazzo, quando ricevette in regalo dai genitori la sua prima macchina fotografica. In tutti questi anni Max è andato , come un po’ tutti, alla ricerca di un suo stile fotografico ben preciso e, fino ad adesso, ha espresso tramite foto minimaliste la propria creatività.
Infatti, la fotografia minimalista dall’apparente banalità, è fatta di un buon colpo d’occhio nell’individuare i dettagli e il rigore nella composizione dell’immagine, che deve risultare incisiva ed elegante con l’uso di pochi elementi. Come sempre, il rendere le immagini pulite ed essenziali, è frutto di un notevole lavoro in fase di progettazione in quanto bisogna avere ben preciso in testa quello che sarà il risultato finale. Ed è in questo che Max trae beneficio dal suo lavoro di artigiano del legno, in quanto abituato quotidianamente a fare i conti con la progettazione e realizzazioni di interi arredi, Premesso ciò, passo alla serata di mercoledì dove Max ha presentato il suo lavoro, suddiviso in quattro gruppi di fotografie: Bianco e Nero, Colori, Architettura e Istantanee.
Nel primo gruppo, di forte impatto e quello più ricco, Max ha giocato con le linee e le ombre e i chiaroscuri che incorniciano l’elemento umano ripreso nella quotidianità, come in una sorte di fotografia dentro la fotografia. La perfezione nella ricerca delle situazioni, nei dettagli e nel rigore delle linee che guidano l’occhio verso il soggetto, supportato dalla una ottima gestione dei bianchi e dei neri, sono stati elementi vincenti di questo lavoro.
Il secondo gruppo il Colore, con fotografie scattate un po’ in giro per la città con impatto visivo più debole rispetto al primo, pur essendo di buona fattura.
Poi con le foto di architettura urbana, in particolar modo le strutture dei centri commerciali Max ha nuovamente alzato l’interesse della platea.
Il quarto gruppo, quello delle Istantanee, scattate con con ogni tipo di apparecchiatura fotografica, dalla mirrorless al telefonino, in base alla scena che si palesava ai suoi occhi , riuscendo “a portare a casa il risultato” come Max era solito intercalare, tra un biip e l’altro, durante la spiegazione di ogni scatto sottolineando più volte che la casualità (o più semplicemente il fattore C... a nostro parere)aveva influito positivamente sulla foto finale.
Max ci ha dimostrato come, sapendo osservare e avendo già in mente cosa riprendere, aspettando anche delle ore finché la scena si costruisca secondo l’idea iniziale, si possano fare delle fotografie interessanti. La particolarità del lavoro, e da qui il titolo “Fotografie a km 0 o quasi”, risiede nel fatto che le foto sono quasi tutte scattate stando in città o addirittura dal balcone di casa, per cui se le idee ci sono, senza andare tanto lontano, si possono fare cose interessanti. Altro punto di forza secondo me emerso durante la serata dove Max volutamente non ha parlato di attrezzature più o meno performanti, è stato il non luogo dei suoi scatti, dando a ognuno di noi la personale collocazione, veicolando l’attenzione più sulla scena e non sul luogo e quanto questo possa interagire più o meno sul senso dell’immagine.
Credo che la serata sia stata molto interessante sia per noi del circolo presenti, sia costruttiva per Max attraverso il parere e i confronti in occasione del piccolo dibattito durante e a fine proiezione. Da qui sicuramente per Max nasceranno nuovi progetti e nuove idee, che svilupperà, scegliendo il bianco e nero come forma di espressione in quanto, privando del colore le immagini, si rafforzano in tutta la loro eleganza minimale.
Per cui Max: avanti con il bianco/nero, ovviamente come genere fotografico!