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  • Claudio Marra - Il pensiero visivo e la fotografia
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Claudio Marra - Il pensiero visivo e la fotografia

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Fra le caratteristiche del Gruppo Fotografico La Mole c’è sicuramente l’inclusività, il confronto, il dialogo e lo scambio di opinioni. Tutti elementi che favoriscono la crescita e allenano la nostra mente a rimanere aperta. È con spirito curioso che abbiamo ascoltato il nostro socio Claudio Marra che ha preparato una serata dove ha provato a sintetizzare il suo pensiero sulla fotografia con considerazioni che sono frutto di anni di studio della storia dell’arte e dei grandi autori.

“Parliamo, eh! Dite la vostra. Vietato stare zitti!”, suona così l’esortazione di Claudio all’inizio dell’incontro prima di partire con qualche slide sui contenuti de “Il pensiero visivo” di Rudolf Arnheim, il primo psicologo dell’arte, per poi proseguire con un dibattito intorno alla personale risposta che Claudio ha dato alla domanda “Cos’è la fotografia?”.

Il libro di Arnheim è un testo fondamentale da leggere e studiare per capire come il nostro cervello elabora le figure e quindi anche le fotografie. Il processo è stato lungamente studiato dopo la guerra. Infatti, il libro di Arnheim è degli anni ’60 e si può considerare un testo definitivo perché edizioni successive sul tema non hanno introdotto nulla di nuovo o di diverso. Ci sono cose genetiche, non culturali o etiche, che ci fanno ritenere alcune immagini gradevoli. Per esempio, i volti metà visibili e metà nascosti oppure la ripetizione degli elementi oppure il susseguirsi dei piani (primo piano, intermedio e sfondo).

Ma perché? Ciò che Arnheim all’epoca poco sapeva era come funzionavano i due emisferi del cervello. La parte sinistra guida le parole, la scrittura, il ragionamento, la scienza e crea i cataloghi delle immagini. Usare la parte sinistra, che normalmente è dominante, significa fare sempre le stesse fotografie e riporta a creare degli archetipi di ciò che vediamo ed abbiamo catalogato come cosa nota. La parte destra guida il tatto, l’arte, l’immaginazione e ci fa fare le foto belle. Risuona forte in sala l’esortazione di Claudio ad usare il lato destro del nostro cervello e lasciar libero l’istinto visivo.

Insomma, il pensiero visivo e la psicologia della visione possono servire a capire perché riteniamo alcune immagini piacevoli e il pattern visivo funziona. 

Analizzando la definizione della fotografia che troviamo su Wikipedia, passiamo alla seconda parte della serata che Claudio ha preparato. Incominciamo subito a domandarci se la definizione che troviamo sull’enciclopedia online riesca davvero a descrivere cos’è la fotografia. Infatti, Claudio ci spiega come sia giunto alla sua personale definizione di fotografia e ci propone il suo pensiero fornendo spunti di dibattito. Dallo scambio di opinioni in sala, viene spontaneo chiedersi come poter stabilire quando una fotografia possa definirsi “bella”, perché c’è differenza fra una foto che piace” ed una foto “bella”. Per capire la diversità, calza a pennello l’affermazione “I quadri degli impressionisti sono belli, ma a me non ne piace uno”. Il bello viene decretato dal tempo, da ciò che fa la storia e che ora dobbiamo studiare. Secondo il parere di Claudio la bellezza della fotografia contemporanea potrà essere stabilita solo fra molti anni. Riecheggiano in sala frasi su cui riflettere come “Il messaggio è la forma” e gli inviti di Claudio a “tiraci fuori da certe idee che limitano la nostra visione”.

Se l’obiettivo della serata era dare spunti per pensare, esporre visioni diverse e favorire il confronto, direi che la missione è compiuta.

Usciamo dalla sala con tanti input su cui ragionare, ma soprattutto con una rinnovata voglia di studiare ed approfondire.

Testo di Paola Zuliani, Foto di Riccardo Rebora