Citando un pensiero del grande Henry Cartier-Bresson , Alessandro Lercara, fotografo professionista, ci lasciava con questo augurio dopo il suo intervento nella serata di mercoledì , dedicata agli ospiti esterni.
Riflettevo... ma il cuore sarà, analogico o digitale? E poi, chi ha il pacemaker può programmare gli scatti tipo landscape e ancora, in caso di aritmia, si possono fare sequenze veloci o scattare in bracketing in caso di foto in HDR? E quando misuro la pressione con lo sfigmomanometro, é come usare il comando a distanza? Mi perdonerà , il compianto maestro Henry!
Ma introduciamoci nel mondo che ha caratterizzato la fotografia di Alessandro, da lui suddiviso in due macro gruppi : Agenzie pubblicitarie, Uffici stampe, e poi un terzo, più intima: progetti personali.
Alla prima appartengono tutti i lavori commissionati da agenzie per pubblicizzare nuovi macchinari, linee di produzione, capannoni industriali, di ultima generazione, qualità di vita e sicurezza sul posto di lavoro. Dando un taglio fotografico particolare per meglio trasmettere messaggi di sicurezza ed efficienza, dove l'agenzia consiglia anche il tipo di abbigliamento da adottare, ecco perché ad un certo punto una frase del tipo: "La professione rischia di uccidere l'amore per la fotografia". Riflettendoci, parole sante in quanto diventa un sottostare a delle regole di mercato, dove difficilmente coincidono con il tuo modo di pensare e fare foto.
A detta di Alessandro il primo vero lavoro commissionato era quello di rendere al meglio un copri water. Beh si, il lavoro è lavoro e più l'oggetto é particolare come in questo caso, (le battute a questo punto si sprecano, a ognuno la sua) più il risultato finale ci stimolerà (ops, vedi è facile caderci.... ohh, ancora!!) a creare nuove strategie, facendo risaltare al meglio l'oggetto stesso.
Le fotografie belle e ben realizzate, in particolar modo vedendo il punto di partenza, dove proprio in fabbrica, luogo spesso usato da Alessandro, si è rilevata la location più difficile da gestire. Qui viene fuori la professionalità di chi realizza la foto.
Si è passati poi alle fotografie commissionate dalle agenzie stampa, diverse foto fatte negli stadi di calcio di serie A durante incontri di campionato. Juve, Milan, Roma, Toro e la grandissima, storica e più amata di tutti tempi, Inter, queste alcune delle squadre fotografate da Lercara , niente male?
Poi, e qui la sua espressione cambia, il volto si illumina e ha mostrato quello che a lui da più piacere, dove il committente e l'esecutore sono la stessa persona. Sono lavori in fase di sviluppo intitolati "Intervalli di Tempo" e "Tattoo".
Il primo sono foto molto particolari, dove la macchina fotografica ruota su un punto nodale e con una serie di scatti poi fusi in post produzione regalano immagini di grande impatto emotivo. Il luogo, se non ricordo male, era Auschwitz.
Poi in "Tattoo", Alessandro Larcara illustra come il tatuaggio muti con il cambiamento del corpo, e gli scatti vengono ambientati non in studio ma in casa dei soggetti ripresi, rivelando anche la loro personalità un vero reportage.
Alla fine il messaggio è di scattare come volete, con il cuore, il fegato, i polmoni, o altro, e il cervello usiamolo nel non postare a tutti costi senza un perché sui social, solo per i like, e soprattutto mai firmare mettendo il ph, che non si può vedere.
Anche perché possedere una macchina fotografica non fa di noi un fotografo.
A questo punto dopo diverse foto industriali e di architettura, per carità belle eh!!, ma si era fatta una certa (noi soci, poi provati dalle due giornate di Chieri)...il nostro presidente/display preciso come un orologio Svizzero alle 22,42 ha dichiarato la chiusura della serata, dandoci appuntamento alla nuova sfida, come circolo, sullo Chaberton.
(Testo e foto di Antonio Di Napoli)